Qu'Ils Partent Tous ! (2019)

Algérie en flammes

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Le Mani Libere

Nel 1964, l'Algeria, appena due anni dopo la fine della guerra d'indipendenza, si trovò catapultata in nuove contraddizioni, un territorio ancora rurale che rispondeva alla modernità portata dalla rivoluzione. Girato nell'inverno 1964-1965 dal giovane regista Ennio Lorenzini, è la prima produzione algerina internazionale che presenta un raro ritratto a colori di una nazione dalle molteplici sfaccettature, lontano dalla visione semplicistica creata dalla stampa e dall'esercito francese. Prodotto da Casbah Film, Les Mains Libres è una testimonianza sulle stigmate della colonizzazione e sul futuro dell'Algeria libera. Per la prima volta è stato possibile visionare immagini che coprivano l'intero territorio algerino, la ricchezza dei suoi paesaggi e la diversità delle sue tradizioni. Utilizzando l'estetica del cinema militante dell'epoca, Les Mains Libres espone una ricca gamma di archivi della guerra d'Algeria: foto, immagini, ritagli di stampa raramente visti.

Combien Je Vous Aime

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Chroniques fidèles survenues au siècle dernier à l’hôpital psychiatrique Blida-Joinville, au temps où le Docteur Frantz Fanon était chef de la cinquième division entre 1953 et 1956

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Une jeunesse française

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La Zerda ou les chants de l'oubli

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Algérie 1954, La Révolte D'un Colonisé

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Expédition Hoggar 79

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Anatomie d'une Première

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L'Aube des Damnés

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Le Grand Désert

Nel 1950, l'esploratore Roger Frison Roche percorse più di mille chilometri a dorso di cammello insieme al fotografo George Tiraz II, in mezzo al deserto, da Hoggar e Djanet in Algeria a Ghat in Libia. Dal loro viaggio hanno portato con sé un gran numero di filmati e documenti colorati. Tra migliaia di immagini, nel libro “Il deserto del Sahara”, ne hanno scelte 47 che riflettono i diversi aspetti di questi immensi spazi che occupano un terzo dell'Africa. “Deserto del Sahara, 1.000 chilometri in cammello” è un documentario di 85 minuti su questa saga, pubblicato nel 1950.

Les Vies d'Albert Camus

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Five Directors On The Battle of Algiers

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La Bataille d'Alger, l'empreinte

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Die Korsaren - Angriff der Menschenhändler

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Guerre aux images en Algérie

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À Propos De... L'autre Détail

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Rendez-Vous Nomade, Le Chemin d'Odette Et Jean-Louis Bernezat

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Fernand Pouillon, Le roman d'un architecte

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À La Recherche De L'Émir Abd El-Kader

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Elles

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Algérie, Sections Armes Spéciales

Questo documentario della regista Claire Billet e dello storico Christophe Lafaye descrive in dettaglio l'uso massiccio e sistematico di armi chimiche durante la guerra d'Algeria. Combattenti e civili algerini, rifugiatisi nelle grotte, furono poi gassati dalle “sezioni di armi speciali” dell'esercito francese. Il gas identificato nei documenti militari è CN2D, il cui utilizzo massiccio ha costretto gli insorti a fuggire dai siti “trattati”, col rischio di morire lì. Il metodo ricorda gli “enfumades” utilizzati dal corpo di spedizione francese durante la conquista dell'Algeria nel XIX secolo. Tra il 1956 e il 1962 sul suolo algerino si sono svolte tra le 8.000 e le 10.000 operazioni di questo tipo. Un aspetto storico poco conosciuto per la difficoltà di accesso agli archivi, molti dei quali ancora classificati come segreti della difesa, che solleva interrogativi sulla memoria, sulla verità storica e sulla giustizia.

Un Peuple en Marche

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Pierre Clément, Cinéma et Révolution

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Gerboise Bleue

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Deux Vies Pour l'Algérie Et Tous Les Damnés De La Terre

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Hoggar 1973

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Jean Sénac, Le Forgeron Du Soleil

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Sénac, Jean. Algérien, Poète

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La Loi Du Silence

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Une Femme Taxi à Sidi Bel Abbès

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Sur Les Traces De Frantz Fanon

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L'Appel Du Hoggar, Au Cœur De L'Atlantide

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Divas

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L'Algérie Vue Du Ciel

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Vers Le Sud

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Les Anneaux d'Or

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Algérie(s)

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Voyage à Tombouctou

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Séfar, La Città Dei Misteri

Séfar (in arabo: سيفار) è un'antica città nel cuore della catena montuosa del Tassili n'Ajjer in Algeria, a più di 2.400 km a sud di Algeri e molto vicina al confine libico. Séfar è la più grande città troglodita del mondo, con diverse migliaia di case fossilizzate. Pochissimi viaggiatori vi si recano data la sua lontananza geografica e soprattutto per le difficoltà di accesso al sito. Il sito è ricco di numerosi dipinti, alcuni dei quali risalgono a più di 12.000 anni fa, per lo più raffiguranti animali e scene di caccia o di vita quotidiana che testimoniano che questo luogo ostile non è sempre stato un deserto disabitato. La superstizione locale suggerisce che il sito sia abitato da djin, senza dubbio in relazione agli strani dipinti trovati sul sito.

Réfugiés Algériens

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Le Silence Du Fleuve

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René Vautier, le maquisard à la caméra

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Cheb Hasni, Je vis encore !

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Algérie, Mémoires du Raï

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