In una casa di riposo di una piccola città circondata da montagne, si alternano le vite quotidiane delle persone che la abitano. Loro dentro, il mondo fuori. Uno squilibrio che si manifesta in "Pucundrìa" che, in dialetto campano, rappresenta un indefinibile sentimento di malinconia, noia e insoddisfazione, che porta ad una rassegnazione inconscia per ciò che non è stato, non è e che non potrà mai essere.