Due première mondiali, due film girati, una serie televisiva in onda, quattro pièce messe in scena, una moglie, due amanti, sei figli...il 1957 fu un anno di straordinaria produttività culturale e affettiva per Ingmar Bergman. Il suo nome avrebbe finito da quel momento per incarnare il passaggio del cinema da divertissement di massa ad arte sofisticata del XX secolo. Dietro questa 'investitura', a cui non si può ridurre, Bergman fu un uomo di carne e di sangue che ricuciva con la sua creazione una vita piena di inquietudine e furore introspettivo. Bergman è tutto nei suoi film. Illusionista e primo delatore di quell'illusione, vulnerabile e accessibile, umano e inafferrabile.