Il lavoro vuole essere una riflessione sul rapporto tra memoria e spazio. Un rapporto dialettico, conflittuale, che innesta il gesto all'interno di una concezione di spazio, sperimentando le sue alterità. La performing arts funge da oggetto veicolante, attraverso il contatto con lo spazio, che prende forma dal telo di plastica. Il suono, di natura asincrona, è un'ulteriore porta d'accesso per garantire la formalizzazione dello spazio fittizio, come proiezione mentale, e dello spazio reale, comprendente ogni barriera visibile in campo. Il gesto della figura umana acquisisce quindi la consapevolezza di possibilità altre, e di tracciarle all'interno della memoria irrazionale del movimento.